
Garibaldi a Cetona
3 Luglio 1849: Garibaldi, Anita e quattromila uomini lasciano Roma per raggiungere le coste tirreniche o adriatiche ed imbarcarsi alla volta della Repubblica di Venezia, assediata dagli Austriaci. In fuga verso nord sulla Cassia, passato il confine ad Acquapendente (più probabilmente che a Salci) tra Stato Pontificio e Granducato di Toscana, il Generale e il suo esercito devono eludere la sorveglianza delle truppe nemiche. Hanno urgenza di proseguire ma si spostano con prudenza procedendo a piccole tappe. Quindi, dopo il bivio del Polacco entrano a Celle sul Rigo, poi a San Casciano dei Bagni e scendono alle Piazze, dove, si dice, Garibaldi abbia abbeverato il suo cavallo alla fonte di Casa Piero lungo la strada per Cetona.
È notte, piove, i soldati e i cavalli hanno bisogno di riposo, Anita è esausta.
Arrivati a Cetona, Garibaldi e la moglie sono ospiti del gonfaloniere Rodolfo Gigli, i garibaldini, invece, trovano rifugio nei giardini del Parco Terrosi. Dal 16 al 18 luglio l’intera comunità di Cetona si adopera offrendo loro provviste, buon vino, foraggio per i cavalli e armamenti. Le donne di Cetona, inoltre, regalano ad Anita, un elegante vestito di seta verde.
Dopo tre giorni, il Generale e il suo esercito, però, devono proseguire. Come da consuetudine una pattuglia procede in avanscoperta, quando a Palazzo Tosoni lungo la strada per Chiusi è assalita da alcuni contadini al grido di Viva Maria. Nell’imboscata muore un giovane garibaldino. L’episodio testimonia la forte ostilità dei cittadini di Chiusi, sobillati – secondo alcuni autori – dal Vescovo Ciofi e dall’Arciprete Leandri, nei confronti di Garibaldi e del suo esercito considerati ladri e briganti, colpevoli di aver cacciato il papa da Roma.
Per rappresaglia, il Generale e il suo esercito confiscano i beni alimentari dei conventi della zona; alcuni frati sono rapiti e liberati successivamente mentre proseguono il loro viaggio verso nord.
Garibaldi torna a Cetona ancora una volta il 23 agosto 1867, ospite a casa Terrosi, mentre sta organizzando una nuova spedizione militare per liberare Roma dal governo pontificio. A Palazzo Tosoni, dopo diciotto anni dai tragici eventi, si radunano volontari e armamenti pronti a partire e a combattere per e con Garibaldi, questa volta.